|
adsp napoli 1
19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

unitraco2
Politiche marittime

Porto di Napoli, sei mesi per avviare i dragaggi

E non è detto che verranno avviati. Sono gli ultimi aggiornamenti sui tempi dei test di permeabilità della cassa di colmata. Mastellone: "Una Conferenza dei servizi per affrontare la questione darsena di Levante"


di Paolo Bosso 
 
I dragaggi al porto di Napoli slittano di sei mesi (rispetto ai quattro preventivati), se tutto va bene. «Il ministero dell'Ambiente ha autorizzato gli escavi con tre pagine di prescrizioni, questo significa che l'opera ritarda di almeno sei mesi» afferma Andrea Mastellone, presidente Assoagenti (gli agenti marittimi di Napoli) nel corso dell'usuale brindisi di fine anno tenutosi alla stazione marittima tra gli operatori dello scalo. «In verità dobbiamo anche sperare che in sei mesi ce la facciamo» chiosa il segretario generale dell'Autorità portuale Emilio Squillante.

Dragaggi opera fondamentale 
Ci sono da fare i test sulla permeabilità della base tufacea su cui realizzare la cassa di colmata, il contenitore che accoglie i materiali dragati. Un'opera, quella dei dragaggi e della cassa di colmata, che una volta ultimata innescherebbe uno sviluppo a catena dei traffici commerciali: con il fondale più profondo possono entrare unità più grandi e sulla cassa di colmata si può realizzare il nuovo terminal container della darsena di Levante, con banchine più lunghe rispetto a quelle attuali. «Una banchina di 315 metri non può accogliere navi moderne» spiega Mastellone riferendosi alla lunghezza massima attuale degli approdi del porto di Napoli. «Le ultime opere utili ai traffici – afferma Mastellone - risalgono esattamente a dieci anni fa, quando furono prolungate le banchine del Bausan e dell'Immacolatella Vecchia» dove oggi partono i traghetti per le isole.
 
 
L'incognita dei petroli 
Ma sulla darsena di Levante c'è un'altra partita da giocare, un altro fronte burocratico che potrebbe inchiodare nuovamente lo sviluppo. Perché vicino alla futura darsena di Levante c'è il terminal dei petroli che andrebbe portato lontano, a distanza di sicurezza. C'è una soluzione, inclusa nel Grande progetto, che prevede un piping sottomarino con un sistema di boe al largo, con le petroliere che si attaccherebbero lì per riversare il carico. Ma è un progetto che ha già ricevuto la bocciatura delle istituzioni preposte ad autorizzarlo. «Il comandante dei Vigili del Fuoco (Gaetano Vallefuoco ndr) non consentirà mai di tenere container e petroli così vicini. Siamo sempre allo stesso punto. La montagna ha partorito il topolino: dei 240 milioni di euro originari del Grande progetto finora ne sono stati spesi 20 per rifare le fognature e restaurare il palazzo dell'Immacolatella. Cosa c'entra tutto questo con i traffici?» afferma Mastellone.
 
Altri tavoli? Meglio una Conferenza dei servizi 
«Gli armatori non possono programmare. C'è un tavolo tra operatori e Unione Industriali che va avanti monitorando investimenti e progetti, ma la politica risponde con il silenzio, anzi, se parla ci accusa di immobilismo». Da qui la proposta di Mastellone: «Una Conferenza dei servizi tra ministero dell'Ambiente, Trasporti, autorità marittima e Vigili del Fuoco per affrontare una volta per tutte la delocalizzazione dei petroli. Un tavolo certamente più efficace della cabina di regia della Regione Campania, perfettamente inutile visto che ci sono solo le istituzioni che si parlano tra di loro senza gli operatori, senza l'utenza del porto».
 
Nella foto, da sinistra, il segretario generale dell'Autorità portuale di Napoli Emilio Squillante; il presidente Assoagenti Andrea Mastellone; il direttore marittimo della Campania Antonio Basile.