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28 marzo 2024, Aggiornato alle 12,18
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Logistica

Per la Corte Ue i costi minimi violano la concorrenza

Interpellata dal Tar del Lazio, la Corte di Giustizia di Strasburgo giudica incompatibile con il diritto comunitario la misura destinata all'autotrasporto | «Sentenza inattuale», l' analisi giuridica  del Fai


I costi minimi di esercizio per l'autotrasporto adottati in Italia violano le norme Ue sulla concorrenza. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Europea, interpellata dal Tar del Lazio in seguito ai ricorsi presentati da Api, Anonima Petroli Italiana, e da varie associazioni di committenza fra cui Confindustria, Confitarma, Unione Petrolifera, Federacciai, Federalimetare, Federchimica, Confetra, Fedespedi, Assologistica, Federagenti, Assofer. Secondo l'ente giuridico europeo «la fissazione dei costi minimi d'esercizio impedisce alle imprese di fissare tariffe inferiori a tali costi. Pertanto, limitando la libertà degli attori del mercato di determinare il prezzo dei servizi di trasporto di merci su strada, la normativa italiana è idonea a restringere il gioco della concorrenza nel mercato interno». In parole povere, le tabelle dei costi minimi determinate dall'Osservatorio sull'autotrasporto non sono compatibili con il libero mercato.

 

Non è una bocciatura, l'analisi del Fai
L'avvocato Ivan Di Costa, che segue per il Fai la questione, spiega che la sentenza della Corte Ue si rifà ad un ordinamento precedente il luglio 2012, quando «le funzioni e le competenze in materia di costi minimi assegate originariamente all'Osservatorio della Consulta Generale dell'autotrasporto e della logistica (per l'effetto soppressa) sono state devolute integralmente al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti». La sentenza è quindi «inattuale perché fotografa la norma esaminata nel suo contenuto previgente alla decisiva modifica del luglio 2012, che, come appena osservato, ha avuto l'effetto di superare i rilievi fino a quel momento formulati».

 

Gli scenari per l'Italia 
Cosa accadrà adesso? Difficile prevederlo. Intanto la Corte di Strasburgo ricorda che «nonostante le norme del TFUE sugli accordi vietati tra imprese non siano vincolanti per gli Stati membri, questi ultimi sono comunque tenuti a collaborare con l'Unione, così che non possono adottare provvedimenti idonei a eliminare l'effetto utile di tali norme». 

La decisione è ora delegata ai giudici italiani, i quali dovrebbero tener conto della sentenza europea. Ma il condizionale è d'obbligo: appena qualche giorno fa, il tribunale di Pavia si è pronunciato sui costi minimi, definendoli «un elemento imprescindibile senza il quale anche le ulteriori forme di controllo da parte delle autorità a ciò adibite non potrebbero avere una effettiva e reale incidenza». 

L'opinione di Confetra
Ragioni che non convincono il presidente di Confetra, Nereo Marucci, il quale taglia corto affermando che «dobbiamo accettare le lezioni che ci arrivano dall'Europa». 

L'opinione del Fai
D'altro canto, il coordinamento Fai di Napoli, Salerno, Caserta e Roma sottolinea che «la decisione della Corte di Giustizia si fonda sulle considerazioni che un organismo composto principalmente da rappresentanti degli operatori economici interessati (l'Osservatorio) non può determinare parametri economici. È opportuno evidenziare – conclude il coordinamento Fai - che l'attuale normativa ha risolto questi aspetti, eliminando l'Osservatorio e conferendo, da oltre due anni, il compito di fissare i predetti costi al ministero del Trasporti».