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22 aprile 2024, Aggiornato alle 16,27
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Autotrasporto, la Corte: troppi aiuti e conti poco chiari

Severa analisi della Corte dei Conti sullo stato dell'arte dell'autotrasporto italiano. I centinaia di milioni versati ogni anno dallo stato sono davvero necessari?


Un sistema normativo «eccessivamente frammentato» che determina sovrapposizioni di competenze. Contributi vecchi di dieci anni poco giustificati e aiuti economici su spese che dovrebbero essere a carico delle aziende. È questo lo stato dell'arte dell'autotrasporto italiano secondo la Corte dei Conti che in un documento depositato il 5 agosto ha esaminato la legge di Stabilità 183/11, quella per intenderci che stabilisce il contributo annuale al settore (articolo 33 comma 11, che nel 2011 è stato di 400 milioni di euro).
Trasporto Europa ha riassunto il documento della Corte dei Conti.

Competenze frammentate e aiuti ingiustificati
La normativa dell'autotrasporto italiano, rileva la Corte, è troppo complessa, vige una frammentazione delle competenze a scapito dell'efficienza e una reiterazione delle forme di contribuzione in alcuni casi da oltre un decennio. Infine, una concentrazione degli aiuti su spese di natura corrente delle aziende, che sostanzialmente appare poco idonea ad uno sviluppo infrastrutturale utile per il rilancio del settore.

I ritardi
Formazione professionale, contributi ai pedaggi e aiuti alle vie alternative (quello che una volta si chiamava ecobonus, di cui l'ultimo approvato proprio dalla Corte è stato quello del 2010). Sono questi i tre interventi previsti dal settore su cui ancora però non è stato avviato nulla.
Ritardo sistematico anche nell'erogazione dei rimborsi autostradali, che tra programmazione ed erogazione vedono passare tre anni. Per essi inoltre si utilizzano fondi destinati alla sicurezza e alla protezione ambientale.

INAIL
La Corte rileva che i contributi INAIL hanno una funzione meramente perequativa della misura, tesa a ricondurre agli andamenti del mercato gli oneri assicurativi, del tutto avulsa, quindi, da una funzione di stimolo del settore. Inoltre, l'onere derivante dalle attività istruttorie esternalizzate alla società RAM spa grava sulle risorse effettivamente destinate al settore. 

Rimborsi spese
È l'aspetto meno chiaro secondo la Corte. Molte le spese non documentate, quindi difficilmente controllabili, che «potrebbero essere non in linea con gli stanziamenti».
Difficili i controlli sui rimborsi ai premi di responsabilità civile destinati al servizio sanitario nazionale. Qui vige la mancanza dei relativi dati nella Banca degli Aiuti istituita presso il ministero dello Sviluppo Economico, col fine di garantire che venga rispettato il limite comunitario per gli aiuti de minimis (pari a 100mila euro triennali per il settore).

Gli aiuti sono davvero necessari?
Il camion è la forma di trasporto privilegiata nel mondo. La sua quota è superiore a qualunque altro mezzo, anche al treno. Per intenderci, in Italia il trasporto su strada è pari all'86%, il treno al 14%. Allora perché, si domanda la Corte, ogni anno l'autotrasporto riceve centinaia di milioni di euro in "aiuti"? La preoccupazione della corte non risiede tanto nella "necessità" di tali aiuti. Sono ovviamente necessari, ma proprio per questo determinano una forma eccessivamente statale del settore, si direbbe socialista, quando si tratta di un mondo formato da aziende private. Per la Corte dei Conti il problema risiede negli aiuti di stato: una struttura normativa siffatta rischia di entrare continuamente in conflitto con le norme europee, che sugli aiuti di Stato sono particolarmente severi. 
Nel 2012 il fondo del governo italiano per l'autotrasporto è stato pari a 354 milioni di euro. Soldi che rischiano di «determinare un eccessivo affidamento del settore sugli aiuti di stato quale componente strutturale del reddito» spiega la Corte. «Il comparto – conclude - è fortemente assistito dalle politiche pubbliche rispetto ad altri, anche a causa della polverizzazione delle imprese di autotrasporto, determinando una competizione sui prezzi a scapito della regolarità e della sicurezza, anche per le merci pericolose».