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28 marzo 2024, Aggiornato alle 12,19
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Politiche marittime

Una riforma senza riforma, Merlo si dimette

"Vincono i localismi, me ne vado". L'addio da vicepresidente Assoporti è la resa di un'associazione impotente


di Paolo Bosso 
 
Una riforma portuale allo studio del Parlamento che va in una direzione riformista, dall'altro una parte di Assoporti che vorrebbe mantenere le 24 autorità portuali senza accorparle nei distretti logistici. Merlo non ci sta e lascia così Assoporti dimettendosi da vicepresidente. Niente razionalizzazione delle autorità portuali, niente piano logistico nazionale. Sarebbero queste in sostanza le ragioni che hanno portato Luigi Merlo, presidente dell'Autorità portuale di Genova, ad annunciare sulle pagine del Secolo XIX il suo addio all'associazione. La rinuncia alla carica sembra inesorabile, manca soltanto l'ufficializzazione dell'associazione, «ne parlerò per correttezza con il presidente Monti (Pasqualino ndr)» ha detto Merlo. «Se non si hanno volontà o forza di ridurre le autorità portuali occorre almeno la capacità di differenziarle. Il governo ha fatto il piano nazionale degli aeroporti, nessuno ha gridato allo scandalo». Ancora: «Con quasi un terzo delle Autorità portuali commissariate e una situazione così precaria, dovremmo prendere atto tutti che una stagione è finita».
Per Merlo vince il localismo di una pseudo riforma, ma le sue dimissioni manifestano anche la difficoltà di un'associazione nel farsi interlocutore compatto e influente sul governo. Assoporti dovrebbe convincere il Parlamento che i porti non finiscono con le banchine, e che l'economia reale di un paese sono anche i container che trasporta. 
«I porti di destinazione finale del Tirreno e dell'Adriatico devono poter sovraintendere ad un territorio che va ben oltre i confini demaniali» afferma Merlo. A detta dell'ormai ex vicepresidente Assoporti, e secondo tutto il cluster marittimo italiano, il decreto allo studio del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi non è una riforma, e il fatto che sia soltanto un decreto già parla da sé.