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28 marzo 2024, Aggiornato alle 09,52
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Autotrasporto, sciopero revocato

Ottenuti i fondi e rassicurati su accise, albo, costi minimi e trasporto isolano, è stato annullato il fermo del 9-13 dicembre. Resta in campo Trasportounito, Russo: «È solo pubblicità»


Conferma del recupero integrale delle accise sul gasolio, stanziamento di 330 milioni di euro, revisione delle competenze dell'Albo per un controllo più efficace delle regole. E, ancora, la direttiva del ministro ai Trasporti Maurizio Lupi che dà avvio all'azione di verifica presso i committenti per il rispetto dei costi minimi per la sicurezza del trasporto delle merci e dei tempi di pagamento, che già oggi sono obbligatoriamente da farsi in trenta giorni. Infine, l'apertura di un tavolo di trattative per affrontare le criticità delle imprese che risiedono nelle isole. Sono questi gli impegni presi dal governo alla base della revoca del fermo degli autotrasportatori precedentemente proclamato dal 9 al 13 dicembre.
Una revoca prevedibile dopo l'emendamento approvato il 21 novembre dal governo Letta che sbloccava le risorse da 330 milioni. Resta in campo solo TrasportoUnito. «Ognuno può trarre le conclusioni che ritiene più opportune, ma a nessuno può sfuggire il fatto che questa manovra rischi di portare solo a inutili disagi per i cittadini, a una grande confusione e a possibili tensioni» spiega Pasquale Russo, segretario generale Conftrasporto. «Il tutto – continua - all'indomani di una trattativa condotta in porto più che positivamente. Ma forse è proprio questo che ha dato e sta dando più fastidio a chi è solo alla disperata ricerca di visibilità». Dure le parole di Russo. Proteste, quelle di Trasportounito, che «non hanno nulla che vedere con il mondo dell'autotrasporto, seriamente preoccupato per i disagi e le tensioni che si potrebbero innescare in conseguenza delle decisioni adottate dai Cobas del latte, dai Cobas del mais, da movimenti come Forconi, Forza d'urto, Alba dorata Italia, Comitato 9 dicembre 2013 che hanno deciso di manifestare lo stesso». «Probabilmente – conclude Russo - chi oggi annuncia il fermo è esclusivamente in cerca di una facile pubblicità, di una visibilità che non potrebbe certo altrimenti avere in base ai numeri delle imprese che rappresenta».