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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Infrastrutture

Napoli, il porto delle incognite

Traffico in calo del 7%. Passeggeri invariati, ma i crocieristi scendono del 5%. Intanto si attende il responso di Bruxelles sul Grande Progetto


di Paolo Bosso 
 
Un segnale forte che sembra dire "sbrigatevi a nominare l'Authority e ad avviare il Grande Progetto" quello che arriva dai dati di traffico 2012 del porto di Napoli. Calo in tutti i settori: tonnellaggio generale, rinfuse solide, liquide e crocieristi. Soltanto il movimento teu può dirsi sereno mentre quello passeggeri soddisfacente solo a metà, a seconda se si guardi quello complessivo o quello crocieristico.  
L'anno scorso il traffico totale è stato di 20.038.162 tonnellate, in calo del 7% rispetto ai 21.457.144 del 2011. Le merci varie sono state 11.568.851 tonnellate (-1,1%), di cui 5.825.946 in merci containerizzate (-1,4%), 546.818 in teu (+3,8%) e 5.742.905 ro-ro (-0,8%). Le rinfuse solide segnano 3.295.637 tonnellate (-24,5%), quelle liquide 5.173.674 (-5,6%), di cui 4.110.895 in prodotti raffinati (-24%) e 372.907 sotto una poco chiara voce "altre rinfuse liquide" (+410%).
Passando al fiore all'occhiello di questo porto, i passeggeri, la situazione è relativamente stabile, ma nelle piccole contrazioni c'è da leggere un segnale d'allarme. Il traffico è stato di 7.439.763 unità, pari a un irrilevante -1%, che scomposto in traghetti e crocieristi diventa per il primo 6.211.112 (-0,1%), mentre per il secondo un più pesante 1.228.651, in calo di ben il 5,3%. 
Erano belli i tempi in cui, nei primi anni di questo secolo, Napoli aveva soltanto di che crescere al molo Angioino dove una Stazione Marittima rinnovata accoglieva migliaia di crocieristi al mese. Oggi le cose non sono diverse, semplicemente sono rimaste così, mentre tutto il mercato delle crociere italiano, tra ammodernamento della flotta e moltiplicazione degli home port, è cresciuto a dismisura. Risultato: il porto non offre più di quattro ormeggi, sei se si aggiungono i due vicino ai bacini dei cantieri e ai carichi di cellulosa e legname che vengono eccezionalmente concessi. Che non si chiami in causa Costa Concordia e il suo leggerissimo effetto quasi completamente annullato dai prezzi stracciati tenuti per tutto il 2012. Quest'anno il porto perderà quasi sicuramente il terzo posto nella classifica nazionale degli scali "crocieristici", superata da Genova. Uno spreco enorme per una città che movimenta sei milioni di persone tra turisti da tutto il mondo, pendolari e cittadini.
Affianco la Stazione realizzata nel 1936 c'è il molo San Vincenzo, due chilometri di banchina che finché continueranno ad ospitare gli uffici della Marina Militare resteranno blindati, corollando una filastrocca annuale che tra America's Cup, grandi eventi e maratone annuncia puntualmente e illusoriamente l'imminente apertura del molo con annessa moltiplicazione degli approdi.
Nel frattempo il porto attende la nomina di un nuovo presidente dell'Authority. Il 4 febbraio è scaduto il mandato di Luciano Dassatti, prorogato di altri 45 giorni, e si dubita che dopo questo mese e mezzo, con un Parlamento così instabile, si sia fatto qualche passo avanti.  
Infine l'enigma del Grande Progetto del porto di Napoli, un finanziamento europeo (Fesr 2007-2013) da 240 milioni di euro (escludendo i 95 destinati ai collegamenti ferroviari) che rischia di finire come molti altri fondi, disperso, ma questa volta non per colpa delle sole amministrazioni locali.
 
 
E' la stessa Bruxelles che ad ottobre 2011, pur avendo in precedenza approvato il progetto, ha avviato un'istruttoria per verificare la possibilità che i soldi diventino aiuti stato visto che sono destinati a una impresa pubblico-economica, l'autorità portuale. Dopo quasi un anno e mezzo, dalla Commissione non c'è stata ancora una risposta, nonostante le pressioni della Regione Campania, capofila del progetto. Ma anche quando questi soldi verranno sbloccati (un eventuale esito negativo sarebbe una catastrofe) c'è da risolvere tutto il resto: come distribuirli? Quali opere privilegiare? Quali avviare subito e quali rimandare? Già si incontrano resistenze su uno degli interventi chiave, la delocalizzazione a Oriente della darsena petroli, un piping sottomarino che farà scaricare le petroliere in rada senza ormeggiare. Lo spazio libero avvierebbe una totale riorganizzazione della zona Est, sbloccando un altro progetto congelato da anni: la darsena di Levante, ovvero il raddoppio dell'attuale terminal contenitori. Il sindacato Cisl Campania, per bocca del segretario Lina Lucci, afferma che il piping sottomarino non è ben voluto dai petrolieri, che preferiscono continuare a scaricare la merce alla vecchia maniera. E questa è solo una piccola parte di un progetto che se si chiama "Grande" un motivo ci sarà. C'è il dragaggio dei fondali, il recupero dei relitti bellici con tanto di museo, la riqualificazione di strade e fogne, i passanti stradali, il trasloco dei bacini di costruzione. Se già incontriamo l'ostacolo enorme delle multinazionali per la realizzazione di un piping, non oso immaginare quanti altri per spostare un cantiere.
Napoli quest'anno deve vedersela con diverse incognite, a cominciare dal traffico crocieristico per finire con il Grande Progetto che rischia di restare un'ennesima grande e vuota promessa.
 
fonte dati di traffico: informare