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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Infrastrutture

Rapporto sul Turismo Nautico: "Il 2012? Un anno all'insegna del meno"

Ridotti del 26% i contratti d'ormeggio, del 56% la spesa dei diportisti, del 21% il fatturato del settore charter. Nello studio dell'Osservatorio Nautico Nazionale tutte le difficoltà di un comparto che punta a un rapido rilancio


Meno 26 per cento di contratti di ormeggio annuali. Meno 34 per cento di ormeggi in transito. Meno 56 per cento la spesa dei diportisti sul territorio. Meno 21 per cento il fatturato del settore charter. C'è bisogno di continuare per capire che il 2012 è stato un "Annus Horribilis" per il comparto nautico in Italia? E' proprio un quadro a tinte fosche quello che ci propone la quarta edizione del Rapporto sul Turismo Nautico elaborato dall'Osservatorio Nautico Nazionale e presentato ieri a Roma presso la Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini". Il Rapporto 2013, pubblicato con il supporto di Banca Carige, è stato curato dal professor Gian Marco Ugolini dell'Università degli Studi di Genova in collaborazione con l'Ufficio Studi di UCINA, Assomarinas e Assonat. Al centro dell'analisi di quest'anno i comportamenti di spesa del diportista e l'indotto complessivo generato dal turismo nautico sui territori, che restituisce non solo un'immagine di chi sia il diportista italiano, ma di come cambiano i modi e i tempi del turismo nautico.
Da un'indagine condotta su oltre 1.100 intervistati è emerso come nel 2012 la spesa complessiva dei diportisti stanziali nei marina (spesa annua per la barca – servizi portuali, carburanti, acquisto di accessori e componenti per la barca, manutenzione e alaggio – e spesa annuale sul territorio – trasporti , ristorazione, shopping,  attività di intrattenimento e cultura – di tutti coloro che sono a bordo), coerentemente con la generale riduzione dei consumi dovuta alla crisi economica che ha colpito il Paese, sia scesa del 56% rispetto al 2011, passando da circa 1,1 miliardi di euro a poco più di 484 milioni di euro.
Il Rapporto ha inoltre analizzato l'effetto combinato della crisi e dei provvedimenti relativi al settore emanati nel 2012 sulle entrate per gli Enti Pubblici, mostrando come, nel complesso, le entrate pubbliche si siano più che dimezzate. passando da circa 970 milioni di euro a circa 462 milioni di euro. Dal punto di vista dell'offerta di infrastrutture portuali sul territorio nazionale, lo studio evidenzia nel periodo 2007 - 2012 un incremento di circa il 9,6%, per un totale di 546 unità, di cui 352 porti polifunzionali, 117 punti di ormeggio e 77 porti turistici. A livello di distribuzione territoriale la classifica del numero di infrastrutture portuali vede al primo posto la Sicilia con 89 infrastrutture, seguita dalla Sardegna (80) e dalla Liguria (53).
In merito al numero di posti barca stanziali il Rapporto registra una forte contrazione rispetto al 2011. In particolare, da un'indagine effettuata dall'Osservatorio nell'estate del 2012, è emersa una contrazione complessiva rispetto al 2011 pari a circa 36 mila posti barca (-26%), che dal punto di vista occupazionale impattano su oltre 10mila posti di lavoro tra addetti diretti e dell'indotto. Le perdite maggiori si sono registrate in Alto Tirreno (-11.700 posti barca e -3.802 posti di lavoro), seguito dal Sud (-9.300 posti barca e - 3.200 addetti) e dall'Alto Adriatico (-9.900 posti barca e - 1.900 posti di lavoro). Una forte contrazione riguarda anche i posti barca riservati al transito, il 34% dei quali è rimasto vuoto sia per la generale riduzione del traffico, anche di provenienza estera, sia per la minore propensione alla navigazione dei diportisti italiani, con l'impatto peggiore in Liguria (-52%) e Toscana (-42%). Il report 2013 mostra inoltre una forte variazione nei comportamenti del diportista legati all'uso della barca. Da un'indagine svolta direttamente sui diportisti nell'estate del 2012 è emerso come oltre la metà del campione abbia ridotto il tempo e il raggio di navigazione fuori dal porto base. Un'ulteriore indagine, relativa al settore del charter, evidenzia una stima del calo del fatturato nel 2012 rispetto al 2011 pari al 20,8%. Il Rapporto contiene anche un capitolo sulle nuove normative favorevoli al comparto, emanate nell'ultimo quadrimestre dell'anno, tra cui spiccano l'istituzione del Registro Telematico delle Unità da Diporto e la proroga delle concessioni demaniali turistico-nautiche.
A Roma è stata inoltre presentata la seconda edizione del NaQI – Nautical Quality Index, l'indice che misura la qualità nautica delle 62 province di mare italiane sulla base di 6 indicatori: offerta territoriale di porti e posti barca, qualità dei servizi portuali, presenza di altri turismi del mare e accessibilità stradale, rapporto tra i posti barca disponibili e numero di diportisti che gravitano su quel territorio. Quest'anno sono stati poi stati introdotti la rilevazione della qualità ambientale del mare e del territorio costiero e la capacità di accoglienza e le risorse turistiche presenti nell'intorno dell'area costiera. Al primo posto si è posizionata la provincia di Olbia Tempio (5° nel 2011). Al secondo posto  la provincia di Lucca (1° nel 201), mentre al terzo si colloca la provincia di Genova (2° nel 2011).