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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Infrastrutture

La nautica torna indietro di 13 anni

Le stime 2012 prevedono un fatturato di 2,8 miliardi. Ucina lancia un piano Marshall con l'Iva all'11% 


Un piano Marshall per la nautica italiana per far riprendere il settore dalle macerie della crisi. Lo ha proposto Ucina - Confindustria Nautica – al prossimo governo presentando ai candidati parlamentari un progetto «per superare la grave condizione di crisi in cui versa la nautica italiana e consentirle di continuare a rappresentare un asset del futuro economico del Paese».
Analogamente alla proposta Assomarinas lanciata qualche giorno fa, il piano include agevolazione fiscale, riorganizzazione amministrativa, infrastrutture "green" e una strategia di promozione per attirare clientela straniera. Vediamolo nel dettaglio.
Tasse. Dimezzamento degli oneri attraverso l'equiparazione dell'IVA alle strutture turistico ricettive, passando quindi dal 21% attuale all'11%,  «come già avviene oggi in Francia e come sperimentato con successo dal Friuli Venezia Giulia» aggiunge Ucina. 
Nuovi contratti. Un contratto nazionale di lavoro per il settore nautico che accorpi in un'unica soluzione quello che è attualmente distribuito tra metalmeccanico, legno, plastiche e chimico tessile. 
Amministrazione. Un aggiornamento del Codice della Nautica emanato nel 2005, con controlli sui diportisti assegnati soltanto a Capitaneria di porto e Guardia di Finanza, semplificando così i controlli e rispettando il criterio della spending review.
Infrastrutture. Canoni agevolati per la creazione di nuove di porti a secco per la piccola nautica e l'attuazione della norma che prevede la destinazione al diporto delle aree non utilizzate dei porti commerciali.
Promozione all'estero. Pieni poteri all'Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT) per la valorizzazione dei porti turistici italiani, trasformandola in un'agenzia di promozione internazionale.
Il piano prevede inoltre la valorizzazione degli istituti nautici, oggi accorpati ad altri indirizzi scolastici, attraverso l'aggiornamento dei programmi di studio e l'istituzione di una "giornata del mare" in tutte le scuole.
Per rendersi conto della profonda trasformazione che ha subito questo comparto, basta guardare ai dati degli ultimi anni pubblicati da Ucina. Tra 2008 e il 2011 il fatturato si è dimezzato passando da 6,2 miliardi di euro a meno di 3,5 miliardi, un calo intorno all'80%. A questo si aggiunge la perdita di 18mila posti di lavoro diretti e di altri 20mila nell'indotto. Per l'anno appena trascorso la previsione è di un calo sul 2011 di un altro 20%, cosa che farebbe tornare l'industria nautica ai livelli del 2000.
«Al prossimo governo - ha commentato il presidente Ucina Anton Francesco Albertoni - chiediamo una forte discontinuità rispetto al passato: nessun intervento potrà essere realmente efficace ai fini di una concreta ripresa se il nuovo esecutivo non metterà in campo un'azione che veda prima di tutto un cambiamento culturale, di percezione e di restituzione dell'immagine di questo settore quale componente industriale fondamentale per il rilancio dell'economia del Paese»