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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Infrastrutture

Cosa succede a Brindisi

La destituzione di Haralambides chiude un periodo ricco di colpi di scena tra sequestri di navi greche, presidenti stranieri e beghe interne sui diritti di security


di Paolo Bosso

 

Hercules Haralambides (nella foto) è un personaggio particolare. Docente di Economia presso l'Università di Genova, ha la tempra e la decisione dei capi. Un episodio in particolare la dice tutta. Nel periodo di Pasqua l'Authority di Brindisi ha "sequestrato" con tutti i passeggeri a bordo una nave passeggeri battente bandiera greca. Gli veniva impedito di attraccare in porto sulla base di un'ordinanza emanata da Haralambides che inibiva l'arrivo di navi greche. Il docente greco con base a Genova è stato nominato presidente del porto di Brindisi forte del supporto dell'ex sindaco della città Domenico Mennitti, del senatore del Pdl Enrico Musso, suo collega di cattedra, e dei parlamentari locali del Pdl Michele Saccomanno e Luigi Vitali. Una carica durata appena un anno (è stato eletto il 7 giugno 2011), prima di essere destituito dal Tar di Lecce perché non italiano. L'Authority dei porti è un "ente pubblico non economico" si legge nella sentenza e "chi lo guida deve essere un cittadino italiano". Giuridicamente ineccepibile, all'inverso della procedura di nomina: come si poteva non sapere che il presidente di un'Autorità portuale deve essere italiano? In realtà la legislazione non è chiara. Secondo il Tar per guidare un porto si "necessita del possesso della cittadinanza" visto che i poteri dell'authority riguardano "interessi della collettività". Però la legge 84/94 - quella che istituisce l'Autorità portuale - non dice espressamente che il presidente deve essere italiano, quindi di fatto permette la candidatura di uno straniero. Che pasticcio. Haralambides è pronto dal canto suo a presentarsi di fronte al Consiglio di Stato, a meno che i magistrati romani non riescano a coinvolgere la Corte di Giustizia europea per un caso unico in Italia. Intanto se entro trenta giorni non ci saranno novità, la sentenza del Tar sarà notificata e il porto commissariato. La contestazione di Haralambides avveniva da tempo, precisamente da novembre dello scorso anno quando il Tar del Lazio respinse il ricorso presentato dall'imprenditore Calogero Casilli. Quest'ultimo passò poi al Tribunale leccese con la sentenza definitiva. 

Il porto di Brindisi è da anni in una situazione difficile con i traffici che stentano a ripartire. L'arrivo di Grimaldi Lines dal 15 aprile ha dato un po' di ossigeno ad un porto che soffre terribilmente la concorrenza dei vicini Bari e Taranto. Ma mentre questi ultimi hanno buoni collegamenti traghetti, Brindisi punta per di più sul traffico delle materie prime, in particolare il carbone. C'è un progetto per un polo crocieristico lì dove ora si trova uno scalo carbonifero, ma attualmente è tutto fermo. 
In realtà, prima di risolvere i suoi problemi economici, il porto deve vedersela con le beghe interne. C'è un rapporto molto difficile tra gli agenti marittimi e l'autorità portuale e ultimamente è scoppiato un contenzioso sui diritti di sicurezza legati ai passeggeri, spese che dovrebbero essere a carico degli agenti marittimi ma che di fatto gravano sugli stessi passeggeri. L'introito è notevole, tre milioni di euro, e il caso lo sta seguendo lo studio Lonoce di Brindisi che recentemente ha fatto causa proprio ad Haralambides a proposito del decreto ad personam contro le navi greche.