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28 marzo 2024, Aggiornato alle 13,42
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Pirati, sequestrata Montecristo

La bulk carrier del gruppo D'Alesio è stata attaccata ieri mattina a largo delle coste della Somalia. A bordo sette italiani. Attivata la task force della Nato


Salgono a tre le unità italiane tenute sotto sequestro dai pirati somali. L'ultima è la bulk carrier "Montecristo" del gruppo livornese D'Alesio. Alle 06.45 del 10 ottobre, a circa 620 miglia ad est dalle coste della Somalia (coordinate geografiche 12° 34.67N 061° 48.86E) l'unità ha lanciato l'allarme dopo l'attacco da parte di cinque persone armate. A bordo sette italiani, dieci ucraini e sei indiani.
La portarinfuse è stata varata giusto quattro mesi fa, il 10 giugno, ed è impiegata sulle grandi rotte internazionali per la movimentazione di carichi di minerali, carbone e grano.  
La Montecristo era partita dal porto di Liverpool e avrebbe dovuto raggiungere il Vietnam con un carico di ferro. Era probabilmente seguita da tempo dai pirati. D'Alesio ha infatti spiegato che al momento dell'attacco era stata da poco scortata da una nave militare giapponese. Appena il cargo è entrato nell'Oceano Indiano e la scorta si è allontanata i pirati sono entrati in azione. 
Il comandante della Montecristo è Diego Scussat, di Venezia. Altri due degli italiani a bordo sono l'ufficiale di coperta Stefano Mariotti e l'allievo ufficiale Luca Giglioli, figlio di un dipendente della D'Alesio Group, entrambi di Livorno. Gli altri italiani a bordo sarebbero marittimi originari di Sardegna, Campania e Trentino Alto Adige.
Intanto la task force marittima 508 della Nato, guidata dal contrammiraglio Gualtiero Mattesi, imbarcato a bordo del cacciatorperdiniere Andrea Doria, impegnato nell'operazione Nato Ocean Shield, ha disposto l'invio di un'unità navale per accertare quanto accaduto. Anche dalla Farnesina arriva la conferma dell'attivazione di "tutti i necessari contatti con l'armatore e con tutti gli attori istituzionali coinvolti".
«In questo momento l'obiettivo è portare in salvo i membri dell'equipaggio. Il resto sono numeri e carte» ha detto Nello D'Alesio. «È la prima volta – conclude - che accade una cosa del genere ad una nostra nave. Sapendo che quelle rotte sono pericolose il personale ha seguito anche alcuni corsi, anche se la speranza è sempre che non servano».