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24 aprile 2024, Aggiornato alle 19,49
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Nautica, si torna ai livelli del 2005. La Cina la salverà?

Dettagliata analisi dell'Osservatorio Nautica&Finanza. In Italia la crisi è forte: 33 cantieri su 53 sono in passivo. La produzione di megayacht diminuisce del 27%. Stabile la quota globale anche se perde 0,8 punti. Il mercato emergente della Cina


La premessa iniziale non indica niente di buono: per la prima volta da quando è stato creato, l'Osservatorio Nautica&Finanza ha dovuto escludere dall'analisi del comparto numerosi cantieri ormai chiusi.
Maurizio Romiti, Amministratore Delegato di Pentar, ha presentato in Borsa i nuovi dati dell'ente che offre annualmente una panoramica sull'andamento del mercato e delle transazioni del settore della nautica da diporto.
Il campione comprende 53 cantieri nautici e lo studio di 31 società di accessoristica nautica.
Il quadro che emerge dai dati raccolti è fortemente negativo. Sul mercato internazionale la produzione dei megayacht è diminuita del 27%, scendendo a 9 miliardi di euro. Si conferma la ripartizione del mercato tra imbarcazioni a motore e a vela ed il primato dei cantieri italiani in questo comparto; tuttavia per la prima volta dopo oltre 10 anni, la quota di mercato dei cantieri italiani si assottiglia: pur mantenendo la leadership assoluta si contrae di 0,8 punti percentuali dal 51% al 50,2%.
Il valore della produzione italiana diminuisce del 28,7% considerando tutti i comparti del settore e del 24,8% con riferimento alla sola produzione di imbarcazioni. Anche in questo caso è la prima volta, dopo moltissimi anni, che la tendenza si inverte. La produzione italiana è tornata ai livelli del 2005, avendo eroso nel 2009 circa 800 milioni di valore. Resta stabile in Italia la ripartizione tra motore e vela, con il primo che mantiene una quota mercato di gran lunga superiore.
Merita particolare attenzione la distribuzione tra vendite interne e vendite all'estero. I consumi interni sono diminuiti del 33,9% e tale contrazione si compone di cadute rispettivamente del 30% e del 48,4% della produzione italiana per il mercato nazionale e delle importazioni dall'estero. Molto diverso è il dato delle esportazioni, la cui riduzione è "solo" del 20,5%. Per il secondo anno consecutivo l'andamento delle esportazioni, beneficiando di dati meno negativi delle vendite interne, aiuta il comparto a contenere la caduta. 
Tra i cantieri, 33 su 53 hanno messo a segno un risultato negativo. I ricavi delle società che compongono il campione sono diminuiti di oltre un terzo e per la prima volta l'ebitda è negativo, avendo perso da un anno all'altro oltre 9 punti percentuali. Ancora maggiore è l'effetto che si manifesta sul risultato dell'esercizio: è negativo per il 12.1% contro un dato negativo dell'anno precedente del 3,7%. 
Il nuovo mercato della Cina. Malgrado i dati negativi emersiatorio 2011, la nautica italiana presenta alcuni buoni indicatori che inducono alla constatazione che il settore poggia su basi solide da cui deve ripartire.
«Sappiamo bene che il mercato internazionale è meno debole del mercato interno e le nostre imprese su quel mercato si sono difese bene» ha sottolineato durante il suo intervento Maurizio Romiti, Amministratore Delegato di Pentar. «E' proprio da qui – prosegue Romiti - che si deve ripartire per riprendere a far crescere i  propri numeri. Nuovi mercati stanno mostrando il loro interesse per la nautica. Come la Cina che ha scoperto l'interesse per il mare e le barche. Quello cinese è un mercato con grandi potenzialità, capace di dare spinta propulsiva al settore».