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28 marzo 2024, Aggiornato alle 12,19
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Il rebus delle accise, tra Abissinia e nuove imposte

Vajont, terremoti, alluvioni e missioni militari. Alla lista relativa ai tributi sul consumo energetico bisogna aggiungere il 21% dell'Iva. Così il caro-benzina diventa un fenomeno legato in misura minore al prezzo del greggio. Cna Fita: "In Europa gasolio molto meno caro"  di Paolo Bosso  


Di accise sulla benzina ne abbiamo fin sopra i capelli. C'è una lista "non ufficiale", famosa, che circola sul web relativa alle imposte tuttora in vigore per i prodotti destinati al consumo energetico (tra parentesi l'anno di introduzione): 
 
(1935) 1,90 lire per la guerra di Abissinia. 
(1956) 14 lire per la crisi di Suez. 
(1963) 10 lire per il disastro del Vajont. 
(1966) 10 lire per l'alluvione di Firenze. 
(1968) 10 lire per il terremoto del Belice. 
(1976) 99 lire per il terremoto del Friuli. 
(1980) 75 lire per il terremoto dell'Irpinia. 
(1983) 205 lire per la missione in Libano. 
(1996) 22 lire per la missione in Bosnia.
(2004) 0,020 euro per rinnovo contratto autoferrotranviari.
 
Una lista impressionante che non ha mai avuto conferma ufficiale da nessun ministro. Non ci sarebbe niente di sorprendente se stessimo ancora pagando la guerra di Abissinia, piuttosto sarebbe sconcertante se continuassimo a pagarla una volta appurata la sua esistenza. Ciò che pesa come un macigno per la categoria del trasporto è l'aggravio dell'Iva (+20% a cui recentemente è stato aggiunto un punto percentuale) che viene aggiunta su ogni accisa. Recentemente il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha confermato che il governo non intende intervenire al ribasso sulla tassa. Anzi, è intenzionato ad inserire un'altra accisa di diverso tipo, prevista dalla legge ma mai applicata: quella mobile. Come dice la parola, avrà una cadenza periodica e potrà essere imposta e sospesa in periodi diversi. Insomma, il caro-gasolio è un fenomeno che in Italia è solo in minima parte legato all'aumento del prezzo del greggio. Se questi dati venissero confermati, un buon 20-25 centesimi di rincari potrebbero essere risparmiati sul prezzo finale della benzina.
L'eccesso di accise, sia mobile che fisse, non piace a Cna-Fita (Unione Nazionale Imprese di Trasporto). «Il problema del caro gasolio rimane la priorità» ha affermato la categoria in un comunicato. «Le parole del Ministro Passera non ci aiutano a sperare - ha affermato il presidente Nazionale Cinzia Franchini - mi auguro solo che il ministro abbia voluto prendere tempo per valutare quale provvedimento sia più adeguato». Per Cna Fita sarebbe "grave" se non si intervenisse in alcun modo "mentre in Europa, dove il gasolio alla pompa è molto meno caro e meno tassato che da noi, i governi nazionali stanno correndo ai ripari cercando di calmierare la tassazione". «In Spagna - ha concluso la Franchini - il fermo dei mezzi è stato ritirato grazie alla decisione del governo di sospendere una specifica accisa sul gasolio destinata al sistema sanitario». In Europa esiste un'armonizzazione delle accise finalizzata a calmierare i prezzi. Purtroppo non è facile applicarla in maniera uniforme a causa della natura stessa dell'imposta, visto che si applica ai prodotti di largo consumo (agricoli, energetici) e quindi varia a seconda della produttività di una singola regione o città, motivo principale di estrema volatilità del prezzo della benzina anche da un comune a un altro. 
 
Paolo Bosso