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Infrastrutture

Il polo di demolizione di Piombino

Sfortunato per non essere riuscito a demolire Concordia, ora riparte con un progetto di tre aziende italiane da 40 milioni e 400 (ideali) posti di lavoro. Punta a diventare un riferimento nazionale e mediterraneo


Il 21 marzo è stato presentato a Firenze, alla presenza del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il progetto di tre aziende italiane (Saipem, San Giorgio del Porto e gruppo Neri) per la costruzione e gestione di un impianto di demolizione navale controllata a Piombino, in pratica quel polo che avrebbe potuto accogliere Costa Concordia (che proprio Saipem e San Giorgio, tra gli altri, stanno demolendo), a poca distanza da dove è naugragata, all'isola del Giglio. 
 
Il progetto 
Il nome scelto è "Polo italiano per la demolizione navale controllata". Costerà tra i 40 e i 50 milioni di euro, secondo le previsioni di General Eletric, per realizzare tre aree: banchina (ormeggio), logistica (uffici e sosta mezzi), lavorazione (demolizione). Le figure professionali che lo comporranno saranno: ingegneri navali e ambientali, addetti alla logistica e alla movimentazione dei materiali, operatori per le demolizioni e smontaggi, esperti in gestione dei rifiuti e dei materiali di risulta, esperti in tematiche ambientali per la conduzione dei monitoraggi e delle analisi ambientali e della sicurezza e qualità. Dovrebbe essere pronto entro la prima metà del 2016 impiegando fino a un massimo di 350 persone, ma il numero dipenderà tutto dalla quantità di commesse. L'obiettivo è diventare uno dei più importanti poli di demolizione controllata del Mediterraneo, attirando una clientela prettamente europea (37% delle navi attualmente in circolazione) e facendo concorrenza al mercato del sudest asiatico che copre quasi la totalità delle demolizioni, incluse quelle illegali. Piombino ha dalla sua un vantaggio non da poco, ha un pescaggio molto profondo, di circa 20 metri, cosa che gli permette di accogliere praticamente qualunque nave.
 
Saipem, San Giorgio del Porto e gruppo Neri hanno presentato all'Autorità portuale di Piombino istanza di concessione pluriennale per le strutture e costituiranno un soggetto giuridico unico.
 
I riferimenti normativi 
Sono tre. Il primo è il decreto legge 43/2013 (Disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino), diramato in tutta fretta all'indomani del naufragio della Costa Concordia, avvenuto poche settimane prima, il 13 gennaio. Il secondo la direttiva europea 1257/2013 relativa al riciclaggio delle navi. Il terzo è l'accordo di Programma del 24 aprile 2014 che impegna il governo ad avviare lo smantellamento di un primo lotto di navi della Marina militare, inaugurando così l'attività di demolizione controllata.
 
I commenti 
«Si tratta di una grande opportunità di business e di sviluppo, che dimostra anche la volontà di fare sistema e un segno di possibili sinergie fra i porti italiani» ha detto Ferdinando Garrè, amministratore delegato di San Giorgio del Porto. «Crediamo in questo progetto» aggiunge Piero Neri, ad Neri Group. 

Previsto un accordo con l'istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa per l'impiego di tecnologie di taglio e disassemblaggio, sistemi robotici di movimentazione dei materiali e droni per ispezione e sorveglianza.
 
Nell'immagine, il rendering del piano regolatore del porto di Piombino. In alto a destra (colore arancione chiaro) la banchina che si prevede di destinare alle demolizioni