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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Logistica

Il miraggio dello sportello unico

Raccoglierebbe in un'unica interfaccia i 68 documenti necessari per sdoganare una merce. La legge c'è ma lo scoglio degli interessi locali è più forte. Il 27 per cento di bolle e dazi movimentati in Olanda sono italiani


di Paolo Bosso 
 
Il ritardo sullo sportello unico doganale è uno dei tanti simboli delle inefficienze del sistema logistico italiano. Se ne parla da anni, ma se ne parla soltanto. Il resto d'Europa ha creato da più di dieci anni un unico sistema di interfaccia telematica che raccoglie le decine di carte, bolle e certificati che servono a sdoganare la merce, lo sportello unico appunto. «Nel 2009 l'Olanda ha movimentato tre volte i dazi doganali dell'Italia e cinque volte il numero delle bolle. Di queste, il 27% sono destinate nel nostro paese. Noi movimentiamo solo l'8% dei 16 miliardi di dazi movimentati in Europa nel 2011» spiega Mimmo De Crescenzo, presidente del consiglio compartimentale dei doganalisti di Campania e Calabria, che ieri in un convegno a Napoli organizzato dal Propeller Club partenopeo ha parlato di sportello unico insieme a Felice Pessolano, direttore della direzione interregionale Campania e Calabria dell'Agenzia delle Dogane. 
Il gap è notevole. Tale che se venisse recuperato quel 27 percento di merci destinate all'Italia «potremmo anche evitare l'aumento dell'Iva» afferma provocatoriamente De Crescenzo. Cos'è lo sportello unico? Sostanzialmente è un unico documento che riunisce i circa 68 emessi da 18 enti necessari per sdoganare una merce. Questi documenti non sparirebbero ma verrebbero accentrati in un'unica interfaccia telematica. Case di spedizione, banche, doganalisti, organismi di controllo, agenti marittimi, compagnie di trasporto, ministeri, importatori ed esportatori, anziché stabilire un dialogo intricato e farraginoso tra di loro avrebbero la possibilità di avere un solo referente che raccoglie i documenti di tutti. Questo è lo sportello unico. Ma non stiamo parlando del futuro. «Sette anni per trasformare le raccomandazioni europee in legge, questa la dice lunga sui problemi sistematici di questo paese» sintetizza Pessolano. E' nella legge finanziaria del 2004, infatti, che troviamo l'introduzione del termine "sportello unico", quando già da dieci anni se ne parlava nel resto d'Europa. Poi il 4 novembre 2010 il decreto numero 242 (G.U. n. 10 del 14 gennaio 2011) l'ha fatto diventare legge. Ma di fatto siamo ancora al palo. 
Da anni a Napoli le autorità sanitarie chiedono all'autorità portuale una struttura in cui rendere operativo il sistema. C'è chi dice che siano i controlli sanitari uno dei nodi alla base del gap tra noi e il resto d'Europa: troppi qui, pochi lì. «Abbiamo sollecitato l'autorità portuale di Napoli affinché modifichi la logistica dei controlli che è uno dei problemi fondamentali» spiega Pessolano, e «da settembre dell'anno scorso abbiamo avuto diverse riunioni con lei per individuare i problemi relativi all'attivazione dello sportello unico» ma per ora ci si è preoccupati soltanto di individuare un sito idoneo, che è un po' come pensare alla pagliuzza. 
La risposta, emblematica, arriva da Andrea Mastellone, presidente Assoagenti (Napoli): «La prossima riunione del comitato portuale sarà il 4 luglio e all'ordine del giorno non c'è alcuno sportello unico».