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17 aprile 2024, Aggiornato alle 18,17
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Politiche marittime

Il Cipe studia una zona franca a Napoli e Salerno

Una Zona economica speciale a Bagnoli e nei porti campani. Il 10 agosto il Comitato interministeriale potrebbe inserirla nel "Patto per la Campania"


Caldeggiata dalla Regione, che ne auspicava la creazione a dicembre scorso, ora la zona economica speciale per i porti della Campania si fa concreta. Pare che il governatore Vincenzo De Luca sia riuscito a convincere Renzi e il 10 agosto, nella prossima riunione del Cipe, potrebbe arrivare il via libera nella seduta che approverà il "Patto per la Campania", accordo da quasi 10 miliardi firmato ad aprile tra governo e Regione.

La zona franca, se approvata come nelle volontà della Regione Campania, interesserà i porti di Napoli e Salerno, i retroporti e l'ex Italsider di Bagnoli, più altre zone della parte occidentale della città. Sul modello di porti come Barcellona o Singapore, una zona a tassazione speciale potrebbe rilanciare gli investimenti nell'area, permettere la creazione di nuovi siti produttivi e la realizzazione di nuove opere, soprattutto il porto di Napoli che deve aggiornarsi con accessi, fondali e banchine all'altezza delle navi moderne.

«Se Bagnoli sarà inserita in una zes con i due porti della Campania – commenta il presidente Svimez Adriano Giannola – può diventare un grande volano di sviluppo. Con una zona economica speciale si supererebbe anche il problema di chi gestisce le aree. Sarebbe un buon modo per muovere una situazione di paralisi e degrado ventennale». La società di studi per il Mezzogiorno Svimez spiega nel suo ultimo rapporto che le zone economiche speciali sono «uno strumento utilizzato con crescente frequenza negli ultimi vent'anni in tutte le regioni del mondo, per contribuire a superare i problemi del sottosviluppo di aree o regioni depresse. In Polonia tra il 2005 e il 2015 gli investimenti localizzati nelle zes sono stati pari a quasi 20 miliardi di euro, gli occupati sono passati da 75 a 287mila».