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29 marzo 2024, Aggiornato alle 10,06
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Politiche marittime

I sei punti di Assoporti

Graduatoria infrastrutturale, autorità portuali interregionali, finanziariamente autonome e pubblico-economiche, infine incentivi alle imprese che investono nei porti


Sei punti per far ripartire i porti. Li ha approvati martedì l'assemblea Assoporti con un documento unanime che riassume il pensiero logistico dell'associazione dei porti italiani.
Soddisfatto il presidente Pasqualino Monti (contento di come al programma abbiano aderito anche porti come Trieste, Venezia e Livorno), si tira fuori il presidente del porto di Genova Luigi Merlo ("rispetto Monti e Assoporti, ma questo programma non è emendabile").
1. Infrastrutture prioritarie. Privilegiare quelle che «garantiscano redditività e coinvolgimento di investitori privati».
2. Governance. Sistemi portuali e logistici «su iniziativa delle autorità portuali in collaborazione con le regioni». Le authorities avranno competenza su piani regolatori, scelte infrastrutturali, marketing e promozione. Il sistema portuale integrato invece coordina un piano, da far approvare dal ministero dei Trasporti, che decida su traffico, servizi, infrastrutture e promozione.
3. Autonomia finanziaria. Eliminazione dell'articolo 18-bis della legge 84/94, che impone un limite di 90 milioni di euro annui della quota Iva sull'importazione delle merci introdotte in territorio nazionale. Il gettito va attribuito interamente all'autorità portuale. Infine, piena libertà per i porti nel determinare le tasse sulle merci, quelle di ancoraggio e di diritti.
4. Authorities-imprese. Le autorità portuali devono essere poste «nella condizione di operare come imprese», senza gravare «sul bilancio dello Stato».
5. Servizi tecnico-nautici. L'autorità portuale ha la potestà tariffaria, mentre l'autorità marittima ha la competenza esclusiva sugli standard di sicurezza.
6. Incentivi. Le imprese che vogliono investire nei porti devono essere incentivate.