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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Eventi

I porti nell'epoca dell'automazione

Come conciliare tecnologia e lavoro? Come rendere sostenibile lo sviluppo industriale dei porti? L'Association International Villes et Ports raccoglie dal basso, con i port city lab , le istanze utili a disegnare le città portuali di domani


di Paolo Bosso 

Nell'era di whatsapp e facebook, della "socialità" internettiana e della condivisione istantanea di notizie ed emozioni, anche la convegnistica si adegua per tenere il passo coi tempi. Al principio era Steve Jobs con l'informale tenuta con maglione e jeans. Via la cravatta, via il leggìo, ci si mostra e si parla in piedi, come all'università, come a una cena tra amici. Oggi si parla a braccio (o almeno se ne dà l'impressione), al fine di ottenere una maggiore vicinanza col pubblico e quindi un maggiore coinvolgimento.

È lo spirito dei tempi, che riflette, direttamente dalla silicon valley, l'impatto della tecnologia a tutti i livelli, anche nella comunicazione. Per i porti sono i tempi dell'automazione delle attività logistiche, sotto l'imperativo della massimizzazione di tempi, costi e profitti. La quindicesima World Conference Cities and Ports organizzata dall'Association Internationale Villes et Ports (Aivp), tenutasi dal 5 al 7 ottobre a Rotterdam, è stata contrassegnata da queste due tematiche complementari: automazione e condivisione, dei dati, delle informazioni. Quest'anno il claim dell'evento è stato "crossover": imprenditori, urbanisti, esperti di logistica dei trasporti, armatori e ingegneri a confronto per capire come sviluppare in modo sostenibile le città portuali. Con oltre 400 delegati provenienti da 45 nazioni, la manifestazione dedicata alle sfide urbanistiche delle città portuali è stata all'insegna dell'ideas worth spreading, della necessità di disseminare idee che val la pena diffondere. Un cambiamento di stile più che di sostanza, di forma e presentazione più che di pratica, considerando che l'associazione con base a Le Havre è nata proprio per promuovere progetti provenienti direttamente dai "portatori di interesse", gli stakeholder, al fine di rendere le città portuali vivibili e sostenibili. È la missione dell'Aivp, rappresentata dalla promozione dei Port Center, strutture museo-ricreative (in Italia ce n'è uno a Livorno aperto un anno fa dopo l'esperienza di Genova) che all'interno dei porti mostrano, soprattutto ai più piccoli, le attività industriali ed economiche di una grande città portuale. Una "pedagogia portuale" che formi un cittadino consapevole della città in cui vive, incluse le attività industriali del suo porto.

Port city lab: raccogliere le istanze dal basso
Questa forma di confronto dal basso, oltre che con i key note speaker e gli interventi dei relatori, è stata messa in pratica nel corso del convegno internazionale con i nuovi port city lab, laboratori di gruppo divisi in due fasi, una visita guidata in un polo di eccellenza di Rotterdam seguita da una giornata di confronto su ciò che si è visto. Sei visite in tutto. Circular economy, un'escursione al Pilot Plant One di Rotterdam, dove si sperimentano nuove forme di riciclaggio dei materiali. Innovative Business, nell'area del cantiere navale dismesso di Rotterdamsche Droogdok Maatschappij, oggi sede di "Port XL", una coalizione tra l'autorità portuale di Rotterdam e le università che ha portato alla nascita dell'"Rdm Campus". Smart Technologies ha visto la visita al Rotterdam Dry Dock Company, dove si sviluppano nuove tecnologie per la costruzione delle navi. Joint Planning Strategies ha portato i delegato nella vecchia area portuale di Merwe-Vierhavens, oggi in via di riqualificazione e urbanizzazione. Climate resilience nella diga di Maeslantkering, costruita una ventina di anni fa per proteggere Rotterdam dalle inondazioni. Infine, Social innovation, una gita al waterfront di Schiehaven Mullerpier dove si trova lo "Shipping and Trasport College", istituto didattico dedicato alla ricerca in shipping, logistica e processi industriali. Terminate le visite, i sei gruppi hanno messo in atto i port city labs presso l'Rdm Campus, l'Onderzeebootloodsi, hangar dove si è tenuta la manifestazione e dove fino non molto tempo fa si realizzavano sommergibili.

Coinciliare automazione e lavoro
«Ormai si tratta di integrare l'arrivo della nave con la tecnologia. Di sforzarsi di cercare nuove forme di lavoro con le nuove tecnologie», spiega Greta Marini, project manager dell'Aivp. Rotterdam è la città all'avanguardia in fatto di automazione portuale. Al terminal di Maasvlakte c'è uno spazio, gestito dall'armatore danese Maersk, dove i container vengono caricati e scaricati dalla nave senza che a terra ci sia nessuno: la gru scarica il contenitore dalla nave a una piattaforma simile al rimorchio di un camion che, tutta da sola, porta la merce fuori il terminal dove l'aspetta un mezzo pesante, questa volta guidato da una persona. Il polo di Maersk non è ben visto dagli addetti ai carrelli e alle gru, ovviamente. A gennaio i sindacati hanno scioperato contro questa sperimentazione, in un contesto che vede oltre al danno del calo generalizzato dei traffici la beffa dell'espropriazione della forza lavoro, considerando anche che i tempi di movimentazione di questo terminal non sono ancora al livello di quelli tradizionali: le gru sono alimentate da una batteria che va cambiata ogni mezza giornata e la velocità di movimentazione è ancora molto bassa. Fatto sta che si sperimenta, per arrivare un giorno a un terminal non solo automatizzato ma anche efficiente.
 
Il porto è geopolitico 
«In questo scenario si deve avere il coraggio di fare strategie incomplete, i port city lab ne sono un esempio», spiega Marini. «Si tratta di esser capaci di riprendere a fare progetti a lungo termine - continua - che per forza di cose non possono dare una risposta immediata. L'Rdm Campus, dove si è svolta la nostra manifestazione, è un luogo dove studenti e operatori si confrontano. Il port city lab che abbiamo ideato funziona allo stesso modo, "allenando" le persone a confrontarsi». E ora che la manifestazione è finita, cosa resta di questo confronto? «Raccoglieremo il materiale prodotto per realizzare in 18 mesi una specie di libro bianco che sottoporremo all'attenzione dei politici». L'occasione sarà la sedicesima edizione della World Conference Cities and Port, che si terrà nella città di Quebec dall'11 al 14 giugno 2018, anticipata dall'assemblea annuale dell'associazione che si terrà il 29 e 30 giugno 2017 a Le Havre. «Dobbiamo far capire ai nostri interlocutori che il porto ha un ruolo geopolitico. Si pensi, per esempio, al trasporto dell'acqua. Con i port city lab abbiamo raccolto le istanze dal basso, sia dai cittadini che dagli imprenditori. Ora, dopo averle raccolte e razionalizzate, le porteremo all'attenzione dei governi».