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29 marzo 2024, Aggiornato alle 08,19
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Politiche marittime

Gli ambientalisti: "Le crociere inquinano". Clia: "Falso"

Rapporto della ong Nabu, secondo la quale il problema è l'heavy fuel oil . Ma per le compagnie i dati sono arbitrari


di Paolo Bosso

Utilizzano tutte carburanti pesanti e inquinanti, senza adottare particolari filtri, nessuna esclusa, se non con qualche eccezione. Le navi da crociera emettono troppo particolato, mettendo in pericolo la salute di chi ci lavora a bordo e dei portuali che ci lavorano attorno, senza dimenticare il danno per il clima. È la sentenza di Nabu, la più conosciuta e rispettata associazione ambientalista tedesca (fondata nel 1899), nel suo ultimo report, il Kreuzfahrtranking 2017. Si salvano solo Tui ed Hapag-Lloyd Cruises, giusto perché utilizzano catalizzatori di ossido di azoto. Non ci stanno gli armatori, che attraverso la loro associazione mondiale, Clia, fanno sapere di non approvare né il metodo di raccolta dati (arbitrario e inattendibile) né il discorso di principio che non tiene conto dello scarso impatto sull'ambiente del settore rispetto alle automobili e le industrie. Ma andiamo con ordine. 

Il "pesante" olio combustibile
I risultati di Nabu sono il frutto dell'assemblaggio di tre dati: la rilevazione delle emissioni a bordo e in porto attraverso un P-Track ultrafine particle counter su 63 navi, il tipo di bunker e le tecnologie di filtraggio. Il problema principale rilevato, si legge nel rapporto, è che le navi da crociera utilizzano un tipo di carburante molto pesante, l'heavy fuel oil, «sporco e solforoso, simile al catrame». Nabu fa sapere che in una nave di medie dimensioni se ne bruciano circa 150 tonnellate al giorno (il modello di riferimento è Aida Luna, 69 mila tonnellate), pari al consumo di un milione di automobili, con livelli di particolato 200 volte più alti del normale.
Per l'amministratore delegato della ong, Leif Miller, gli armatori delle crociere potrebbero impegnarsi maggiormente in tecnologie più accorte nel filtrare tutte queste emissioni. «Nonostante – afferma - le molteplici affermazioni per cui le navi da crociera siano le più pulite ed ecologiche, l'atteggiamento del settore rimane mediocre. La mancanza di iniziative da parte di Costa, Msc e Royal Caribbean mette in pericolo clienti, portuali e clima. Siamo anche delusi dal sistema di pulizia dei gas di scarico di Aida Cruises: non sono riusciti a mantenere la loro promessa di investire nei filtri antiparticolato». «L'anno scorso il settore ha affermato che 23 navi opererebbero con filtri di questi tipo. La verità è che non un solo filtro è operativo al momento», aggiunge Dietmar Oeliger, capo della politica dei trasporti di Nabu. 

La risposta di Clia
Nabu lamenta una robusta autopromozione e una scarsa trasparenza da parte delle compagnie: si limitano a manifestare un «generale e vago impegno nel prendere seriamente queste problematiche». La stessa scarsa trasparenza che Clia rinfaccia a Nabu. L'associazione mondiale degli armatori delle crociere ha risposto al report sottolineando in primo luogo che il metodo di raccolta dati non è scientifico, e che «non esistono filtri dei gas di scarico per motori così grandi» - riporta Ship2Shore -, piuttosto il settore è alla ricerca di soluzioni sostitutive come carburanti più leggeri e filtri antiparticolato. Per quanto riguarda il metodo di raccolta dati, il rilevatore utilizzato da Nabu è inadatto perché destinato ad ambienti al chiuso. Una qualità della rilevazione imparagonabile a «una misurazione con stazione fissa che registra una media in 24 ore o più». Nei pressi del porto di Civitavecchia, per esempio, dove Nabu ha raccolto parte dei dati, c'è una centrale elettrica a carbone: se n'è tenuto conto nella rilevazione? La ong tedesca ha insomma portato all'attenzione «risultati casuali, né scientificamente approvati né soggetti a legislazione». Prova n'è il fatto che alcune navi hanno cambiato posizione da un anno all'altro nella classifica, «sebbene a bordo non ci sia stato alcun cambiamento». Inoltre, precisa Clia, stiamo parlando di un settore che rappresenta l'1 per cento del traffico navale, quest'ultimo a sua volta, secondo uno studio Apice su diversi porti del Mediterraneo, rappresenta il 5 per cento delle polveri sottili presenti nell'aria. Il settore, si difende Clia, inquina davvero poco rispetto alla quota globale delle emissioni, rispetta tutte le leggi internazionali sulla materia, in alcuni casi andando oltre, e investe costantemente in nuove tecnologie. «Entro il 2026 – conclude l'associazione crocieristica – 87 nuove navi da crociera saranno alimentate con carburanti a basso impatto, di cui almeno 13 a gas».