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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Eurocargo Venezia, iniziato il recupero dei fusti

Il gruppo Grimaldi chiarisce che sin dall'inizio ha collaborato per il buon esito della vicenda. Investiti sei milioni di euro per il recupero. L'operazione, non semplice, in linea con i tempi


Sono iniziate a Livorno le operazioni di recupero dei fusti dispersi in mare al largo dell'isola di Gorgona nell'arcipelago toscano il 17 dicembre scorso dall'Eurocargo Venezia.
Sulla vicenda c'è la massima attenzione, da parte degli enti locali, associazioni ma soprattutto del gruppo armatoriale Grimaldi, proprietario della nave.
In una nota del 7 giugno scorso la compagnia, anche per fare chiarezza conferma che appena resosi conto dell'incidente, il comandante della nave Eurocargo Venezia ha immediatamente provveduto ad avvertire via radio le autorità marittime di Livorno dell'accaduto e nei tempi brevissimi si è mobilitato per varare un piano di individuazione e recupero del materiale caduto a mare, in stretta collaborazione con le autorità civili e marittime, le quali hanno agito con zelo ed alta professionalità durante tutte le fasi di questa vicenda.
"In seguito all'approvazione da parte delle autorità marittime –spiega nella nota il gruppo di Napoli- dei piani di individuazione e recupero del materiale disperso varati le operazioni di individuazione sono immediatamente iniziate, hanno avuto una durata di oltre due mesi ed hanno permesso di localizzare 96 fusti, oltre ai due semirimorchi caduti a mare. Con l'intento di localizzare i rimanenti fusti, le operazioni di ricerca sono proseguite, di concerto con le autorità marittime, ben oltre l'area dove essi sono stati ritrovati (ad una profondità di circa 450 metri), prolungandosi fino a 20 miglia ad Ovest della costa della Gorgona e fino a fondali di 1.000 metri". Lo scorso 4 Giugno si è passati, pertanto, alla fase di recupero, resasi possibile solo ora, essendo subordinata ai tempi tecnici necessari per la costruzione e certificazione di speciali cassoni dove depositare i fusti durante la fase di recupero.
"Il Gruppo Grimaldi  -precisa la nota dell'armatore- contrariamente a quanto affermato da alcuni mezzi di stampa, ha quindi dimostrato grande senso di responsabilità e di urgenza nei confronti della collettività, impegnandosi ad individuare e recuperare il materiale disperso a mare. L'impegno profuso a tal fine non appare in alcun modo discutibile".
I tempi impiegati sono assolutamente in linea con l'enorme complessità tecnica delle operazioni, che certamente non sono semplici, considerate anche le difficoltà di scelta degli operatori specializzati nel settore, già pochi e impegnati per la concomitante tragedia della Costa Concordia.
Infine, il gruppo fornisce chiarimenti anche sull'aspetto ambientale ed eventuali danni derivanti dal materiale disperso. "Per quello che riguarda l'eventuale tossicità del prodotto contenuto nei fusti –viene confermato- si ribadisce che l'area interessata dalla loro presenza è stata monitorata più volte con rilievi di colonne d'acqua e sedimenti, i cui risultati, condivisi con gli organi istituzionali, non hanno mostrato mai valori differenti nei contenuti ionici rispetto alle aree di mare non contaminate: ad oggi non vi è prova alcuna di inquinamento, come dimostrano anche le battute di pesca e le analisi sul pescato fatte con frequenza mensile. Ciononostante, ad oggi, l'investimento complessivo del Gruppo nell'operazione di ricerca e recupero supera i 6 milioni di euro cifra di assoluto rilievo. E' la prima volta nella storia della navigazione in Mediterraneo –conclude Grimaldi- che un armatore mette a disposizione mezzi e risorse, affrontando costi ingenti per una tale operazione, sicuramente estremamente complessa".