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29 marzo 2024, Aggiornato alle 12,33
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Crociere, l'Italia è un burocrate

Due analisti indipendenti fra loro confermano le stesse previsioni di traffico del 2014.  Dopo Risposte Turismo , Cemar vede addirittura un calo a doppia cifra. Senesi: "Controlliamo anche le navi Schenghen e la dogana è regolata da un regio decreto"


La conferma che il 2014 sarà quello della flessione per il mercato delle crociere in Italia, il primo dopo anni di crescita ininterrotta, arriva anche dalla Cemar Agency Network di Genova. Dopo i dati di Risposte Turismo (Rt) da Venezia, il primo analista che ha dato previsioni per quest'anno, la conferma di una flessione arriva anche da Genova, con una previsione anche più pessimista di quella di Risposte Turismo: 10.285.000 di passeggeri (-9,9%, Rt ne prevede il 7% in meno a dieci milioni e mezzo). Di questi, 5.946.000 saranno in transito e 4.339.000 tra imbarcanti e sbarcanti. Di conseguenza calano anche le toccate nave (-11,5%, da 5.113 a 4.525) e il numero di armatori presenti (54 nel 2014 contro i 56 del 2013). I dati sono stati presentati nel corso del Seatrade Cruise Shipping di Miami, manifestazione annuale dedicata al settore, in corso di svolgimento fino al 13 marzo. 
Saranno 143 le navi da crociera in circolazione in Italia (-5,29%, erano 151 nel 2013), mentre i porti italiani coinvolti passano da 63 a 70. Per quanto riguarda la classifica, Civitavecchia si confermerà primo porto con oltre 2.120.000 passeggeri movimentati, seguito da Venezia (1.790.000), Savona (1.050.000), Napoli (930.000), Genova (820.000), Livorno (590.000) e Bari (520.000). Saranno quindi solo gli scali del podio a mantenersi sopra il milione (nel 2013 erano i primi cinque). Il porto che perde più traffico è quello di Livorno, che per il secondo anno consecutivo registrerà una flessione pari al 20%, e si assesterà sui 590mila passeggeri. 
Secondo il presidente Cemar Sergio Senesi, questo calo è un fenomeno «in controtendenza» rispetto «alla crescita a livello mondiale della consegna di nuove grandi unità». «Le motivazioni di questa contrazione - spiega - sono molteplici, a partire dall'ormai famoso "decreto salva coste" che già nel 2013 ha creato difficoltà alle navi che danno fondo in rada. A questo si aggiungono l'aggravarsi della situazione di Venezia, che quest'anno causerà la perdita di oltre un milione di passeggeri nell'Adriatico e che, se non risolta, produrrà un'ulteriore crollo di presenze nel 2015, nonché numerose difficoltà burocratiche che scoraggiano gli armatori». Secondo Senesi è la burocrazia lo scoglio più duro per l'armatore che si avvicina in Italia: «Siamo l'unico paese Ue a non aver semplificato le procedure d'accosto. Ancora oggi in molti porti italiani sono obbligatori i controlli di frontiera anche per le navi provenienti da paesi dell'area Schengen. Senza contare che per le pratiche doganali utilizziamo un regio decreto vecchio di quasi 100 anni».