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20 aprile 2024, Aggiornato alle 11,43
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Logistica

Controlli alle frontiere, Anita: "Sarebbe un disastro"

L'Austria vuole ripristinare i controlli su Brennero e Tarvisio. Secondo gli autotrasportatori si andrebbe incontro ad aumenti dei noli del dieci per cento


È degli ultimi giorni la notizia della volontà del governo austriaco di ripristinare i controlli alle frontiere del Brennero e di Tarvisio per bloccare gli ingressi irregolari dei migranti provenienti dal confine con l'Italia.

Un provvedimento drastico che sta provocando sconcerto nel settore dell'autotrasporto merci e della logistica. Uno scenario che riporterebbe il trasporto all'inizio degli anni novanta, prima della caduta delle barriere doganali che erano situate sui confini interni dell'Unione europea, azzerando trent'anni di integrazione comunitaria. «Se davvero fossero ripristinati i controlli alle frontiere le conseguenze provocherebbero pesanti ricadute sul settore produttivo e su quello dei servizi di trasporto che da anni sono tarati su tempi di consegna just in time» ha commenato Thomas Baumgartner, presidente di Anita (Associazione Nazionale Imprese Trasporti).

«Il flusso dei veicoli che attraversano quotidianamente l'asse del Brennero, la più trafficata rotta di collegamento tra l'Italia e l'Europa, è tale che l'attività di controllo comporterà inevitabili tempi di attesa. Un camion fermo – continua Baumgartner - costa all'azienda circa sessanta euro l'ora, quindi con un ritardo di sole due ore possiamo supporre un aumento dei noli del dieci per cento che ricadrà senza dubbio su costi, prezzi dei prodotti e consumatore finale. Uno scenario nel quale il prodotto italiano perderebbe competitività con intuibili riflessi sull'export e danni per tutto il sistema economico nazionale». «Il settore automotive per la componentistica, ma anche la filiera dell'alimentare, solo per citarne alcune, subirebbero le maggiori conseguenze – ha aggiunto Baumgartner – inoltre, il mondo produttivo è ormai improntato su tempi di consegna molto rapidi e spesso utilizza i veicoli industriali come "magazzini" per lo  stoccaggio delle merci. Dunque, un cambiamento di tale portata metterebbe in difficoltà tutto il sistema manifatturiero e commerciale, il quale non avrebbe modo di adattarsi in tempi brevi. Non deve essere sottovalutato, poi, il fatto che i veicoli fermi in coda sono maggiormente esposti a tentativi di intrusione, così come accade tuttora nell'attraversamento dello Stretto della Manica. Le attese alle frontiere, oltre ad aumentare i tempi di resa della merce, andrebbero a comprimere i tempi di guida degli autisti, riducendone la produttività – ha concluso Baumgartner – un effetto del quale l'Europa non può non tenere conto e introdurre, di conseguenza, maggiori flessibilità sui tempi di guida e di riposo dei conducenti».