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17 aprile 2024, Aggiornato alle 18,17
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Politiche marittime

Concordia ce l'ha fatta

Alle 4 di stamattina, dopo un anno e otto mesi, il relitto è ritornato alla sua posizione naturale. C'è da riparare il necessario per farla galleggiare. Addio al Giglio nella primavera 2014 | Time lapse ,  visuale ampia ,  ravvicinata


di Paolo Bosso 
 
Un po' in ritardo rispetto alle previsioni, ma poco importa, alla fine ce l'ha fatta. Alle quattro di stamattina, dopo 19 ore (rispetto alle 12 previste) la squadra di ingegneri, tecnici e operai del duo Titan-Micoperi ha risollevato la Costa Concordia. Il relitto incagliatosi nella notte del 13 gennaio 2012 è di nuovo in piedi, appoggiato su una piattaforma sottomarina. Il lato rimasto sott'acqua è ora emerso e, dopo un anno e otto mesi di immersione, si presenta completamente accartocciato, il che fa capire bene ciò che attende gli operai da qui ai prossimi mesi: un lungo lavoro di riparazione fondamentale per rendere la nave "galleggiabile", quel tanto che basta per poterla trascinare nel porto che si occuperà di farla a pezzi, e a quel punto di Costa Concordia non rimarrà più niente. Sono in lizza Palermo e un porto della Turchia, ma con ogni probabilità sarà Piombino lo scalo che la smantellerà, a patto però, come ha sottolineato il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli qualche giorno fa, che «al momento del ripristino del galleggiamento il porto sarà pronto». In ogni caso, ora per la super squadra di quasi 500 persone che lavorano sul relitto la strada è tutta in discesa. «Penso che meglio di così non potesse andare» ha sintetizzato il responsabile del progetto per la Costa Crociere Franco Porcellacchia. «Oggi abbiamo messo un punto decisivo per l'allontanamento della nave» ha detto Gabrielli.
I prossimi passi da fare sono l'installazione di 15 cassoni a dritta, che si andranno ad aggiungere agli altri 15 già presenti sulla fiancata sinistra. Questi blocchi di metallo, leggeri, incredibilmente grandi, saranno i veri protagonisti dell'ultima fase di un'operazione senza precedenti nella storia per precisione, tempi, complessità e geografia del disastro. Nell'operazione di rotazione, hanno permesso alla nave di "fare tutto da sola" dopo aver raggiunto i 20 gradi di rotazione (intorno alle 22 di ieri). Una volta a quel punto, infatti, il lavoro dei tiranti di acciaio (56 colossi da 26 tonnellate ciascuna con anelli da 205 chili) era praticamente finito. In quel momento sono entrati in azione i cassoni, si sono riempiti d'acqua e hanno agito da zavorra. E saranno sempre loro, una volta svuotati, a far galleggiare Costa Concordia.
Solo a quel punto sarà possibile mettersi al lavoro sulla nave, riparare le falle e gli squarci. «Ci sono molti danni sulla nave e bisogna fare un censimento», ha detto Nick Sloane, il direttore delle operazioni di rotazione. Fatto quest'ultimo passo, questo corpo di metallo da 114mila tonnellate sarà pronto per lasciare per sempre l'isola del Giglio, non prima della primavera dell'anno prossimo.