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24 aprile 2024, Aggiornato alle 19,49
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Armatori

Cin cambia volto, via Grimaldi e Aponte

Della vecchia compagine resta solo Onorato, ma non Moby. Insostenibile la richiesta Ue di versare i 400 milioni di euro in aiuti di stato se il trittico armatoriale fosse rimasto invariato. Il nuovo Cda avrebbe offerto un posto alla Regione Sardegna di Paolo Bosso  


Tutto iniziò quando la Commissione Europea avviò verso la fine di gennaio un'indagine Antitrust sul processo di acquisizione di Tirrenia da parte della Compagnia Italiana di Navigazione, società formata da Marinvest (Aponte), Moby (Onorato) e il gruppo Grimaldi, che insieme compongono il grosso dell'armamento italiano nei traghetti. Un rischio monopolio su cui l'Europa voleva vederci chiaro. A marzo l'Antitrust aveva stabilito che se la Cin voleva acquisire la compagnia di bandiera doveva versare all'Ue i 400 milioni di euro in aiuti di Stato ricevuti in passato. Insostenibile. 
Oggi, dopo la proroga di 90 giorni concessa circa un mese fa alla Cin dal ministro dei Trasporti Passera, la Compagnia Italiana di Navigazione cambia volto e proprietari. Come scrive la Nuova Sardegna, della vecchia compagine resta soltanto Vincenzo Onorato, ma senza Moby bensì con la Onorato Partecipazioni srl. Via Gnv e Grimaldi. I nuovi soci saranno il fondo di private equity Vsl Palladio Finanziaria e il fondo Versi. Ancora da confermare altri due soci, la compagnia spagnola Balearia e la greco-napoletana Tomasos.
Ma la sorpresa più grande viene dalla Regione Sardegna. Dopo mesi di proteste da parte dell'ente regionale, confluite nella "provocatoria" partecipazione di armatore attraverso la controllata Saremar, la regione sarda potrebbe ricevere un posto nel CdA della nuova Cin, grazie anche alla mediazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Antonio Catricalà. Il governatore Ugo Cappellacci si è limitato a commentare il tutto con un "valuteremo meglio". Offerta che porterebbe la Regione, sempre secondo Nuova Sardegna, ad una partecipazione compresa tra il 20 e il 33%.  
 
Paolo Bosso