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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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A Civitavecchia un bando per un terminal container

Uno spazio da mezzo miliardo di euro con fondali profondi. Lavori in cinque anni per movimentare almeno un quarto di milione di teu. Gli imprenditori vorrebbero una zona franca


L'idea risale ad almeno cinque anni fa, è stata presentata per la prima volta due anni e mezzo fa e oggi si concretizza con un bando gara. È quello in corso di pubblicazione dall'Autorità portuale di Civitavecchia per realizzare un terminal container da oltre 500 milioni di euro che a pieno regime potrebbe movimentare fino a un quarto di milione di teu (oggi il traffico di questo tipo lì è pari a 78mila teu), anche se l'Authority aspira a cifre più alte.

Presentato la settimana scorsa dal commissario dell'Authority Pasqualino Monti e dal presidente dell'Unione Industriali Maurizio Stirpe, è un progetto per un terminal in acque profonde da 200 milioni di investimenti pubblici e 308,6 dai privati. Sarà nella zona settentrionale dello scalo, nell'area ex darsena grandi masse, tra la darsena servizi e la centrale Enel. Lo spazio è in concessione dal 2005 a Compagnia del Porto di Civitavecchia. Nel 2011 il 45 per cento della quota della società è stata ceduta al gruppo Gavio, oggi il resto è in mano a Enel (25%) e Unicredit (10%). «Gavio potrà scegliere se gestire direttamente il terminal container o se affidarne a terzi la gestione sfruttando l'articolo 42 bis del Codice della navigazione» afferma Monti. Tra i possibili candidati c'è anche Contship Italia.

L'Autorità portuale vorrebbe far partire i lavori entro l'estate per completarli in cinque anni. «Non è una semplice spiaggia. L'antemurale è profondo fino a 42 metri» spiega Monti. Il pescaggio sarà di 18 metri, 900 i metri lineari di banchina, il retroporto esteso fino a 5 milioni di metri quadrati, di cui due milioni si vorrebbero adibiti a zona franca. Un'ex area industriale dismessa lontana dal centro urbano, vicino l'autostrada tirrenica Orte-Civitavecchia. «Prevediamo insediamenti legati all'attuale attività del porto - spiega Stirpe – come lo smistamento di ricambi legati al traffico auto verso gli Usa o anche attività di catering legate alle crociere».

Civitavecchia è il primo porto crocieristico italiano, con oltre due milioni di passeggeri di questo tipo movimentati ogni anno. Un anno fa ha avviato un servizio ro-ro verso gli scali nordamericani di Baltimora e Halifax per esportare con le navi Grimaldi le Fiat-Chrysler prodotte a Melfi. «Puntiamo anche all'import di auto e al transito da altri paesi – spiega Monti -. Ormai partono da Civitavecchia verso il mercato americano anche auto prodotte in Serbia. Mentre iniziano ad arrivare qui quelle destinate al mercato italiano: abbiamo iniziato con Ford, Hyundai e Renault. Ma è solo l'inizio e stiamo lavorando per ingrandire ancora i piazzali acquisendo nuovi terreni». Ora lo scalo vuole aggiungere un terzo mercato, quello dei prodotti di consumo dei container, che dovrebbe servire la zona nordoccidentale del Lazio. «A inizio marzo presenteremo uno studio che mosterà settori, attività e prospettive economiche che avranno maggiori potenzialità di sviluppo nell'area, in modo da iniziare a procedere con gli insediamenti» spiega Stirpe.